Da Pechino a Mùtianyù sono circa settanta chilometri. Della Grande Muraglia non so molto, sono in parte impreparato. Credo ne sappia come un cinese ne sa del Colosseo di Roma: un’opera dell’ingegno umano del passato da vedere assolutamente. So che si estende per migliaia di chilometri dal Liaoning nei pressi della Corea del Nord fino al deserto del Gobi. Fu costruita nel periodo dei Qin qualche secolo prima di Cristo e continuata nelle epoche successive con l’obiettivo di creare una barriera invalicabile per i popoli del nord. Era dalle steppe mongole e siberiane che la Cina subiva scorrerie e qui volle impedire l’accesso agli stranieri e difendere la capitale. Riuscì a penetrarla il leggendario Genghis Khan. E poi, in epoche più recenti gli europei la aggirarono arrivando in Cina dal mare e i giapponesi la scavalcarono del tutto con dei semplici aerei da guerra. Nel bus, la guida cinese che si autodefinisce Alex, ci fornisce informazioni storiche e suggerimenti comportamentali in un inglese incomprensibile persino agli stessi inglesi.
La prima volta che ho mangiato in Cina ha rafforzato in me il concetto dell’importanza della comunicazione linguistica. E, in mancanza di questa, dello smartphone contemporaneo. Ho una fame tremenda, i pasti di Aeroflot (foto seguente), la compagnia aerea che mi ha portato a Pechino, non hanno fatto centro, ho lasciato da parte quasi tutto e sono rimasto vuoto. Il budget hotel nel quale alloggio ha solo qualcosa per la colazione, ma io ho bisogno di un pasto più sostanzioso. Esco che fa un freddo cane, ho l’unico obiettivo di trovare del cibo. Di solito, la prima cosa che faccio quando arrivo in un posto, è fare una passeggiata nei dintorni per prendere le misure alla zona e trovare da mangiare è una buona occasione.
Pechino non mi fa una grande impressione, no. Ci arrivo una mattina di fine novembre, alle nove e mezza, c’è neve dappertutto e fa freddo. Nella mia mente sovviene subito la sensazione che io abbia sbagliato a venire qui in questo periodo dell’anno, sarei dovuto venire un paio di settimane prima, non sono certo abituato a questi regimi climatici. In aeroporto, eseguo il solito rito delle pratiche di controllo per i cittadini esteri, ho solo un leggero contrattempo durante il controllo del passaporto e del visto. La fotografia del mio passaporto, infatti, risale a nove anni fa quando ero più ragazzino e dall’aspetto più mediorentale dell’attuale e ciò fa nascere una conversazione animata tra il personale addetto al controllo. Non capisco nulla di quello che si dicono, ma intendo sicuramente parlare di me e del fatto se io sia o meno quello in foto. Dalle grandi vetrate dell’aeroporto, vedo la bufera di neve che imperversa la fuori dove mi attende una mezza dozzina di falsi tassisti che subito attorniano la preda forestiera.
“Taxi per la città, 500 yuan” – mi dice un tipo avvicinandosi e prendendomi per il braccio.
Un tempo viaggiavo di notte per evitare di pagare l’alloggio, non tanto tempo fa in verità. Dormivo la notte sul treno o sul bus e arrivavo a destinazione la mattina successiva. Da un po’ di tempo in qua, invece, preferisco spostarmi di giorno: voglio vedere il paesaggio che scorre fuori dal finestrino. E’ qui, tra Pechino e Shanghai, su un treno G3 superveloce, scorre una vasta pianura imbiancata dalla neve che si è fatta gelo. Un paesaggio piatto, di terreno spoglio puntellato di tanto in tanto da piccole chiazze di bosco razionale. È probabile che quei terreni siano coltivati, immagino a riso.
In realtà questo blog è anche una piccola forzatura personale: mi consente di pubblicare, quindi rendere pubblica, la mia idea di scrivere un libro e quindi è un po’ come esporsi. Pertanto, è anche un (s)forzarmi a portare a termine questa mia opera di scrittura. Ma di cosa parlerò? Come vedete dalla foto in apertura, ha a che fare con il mio ultimo viaggio che ho fatto a novembre e dicembre dell’anno scorso in Cina. È stato il mio primo viaggio da solo, tipo quando prendi la barca a vela e parti per la traversata in solitaria tra gli oceani, ecco più o meno l’ho immaginato così. Ne è venuto fuori un diario di viaggio scritto su una moleskine che poco alla volta, nelle sere d’inverno di fronte a un camino, sta diventando un vero e proprio libro. Non che abbia la pretesa di essere letteratura di viaggio alla Jack Kerouac o alla Bruce Chatwin, ma i primi capitoli dei dieci in progetto mi suonano proprio bene.
Il primo post, come tutte le prime volte di tutte le prime cose, è qualcosa da pensarci su per bene. O da fregarsene e scriverlo di getto. Io scelgo la seconda e prima di dirvi perchè lancio questo nuovo blog, devo partire da un po’ più lontano. Il mio primo diario online lo pubblicai quando lasciai Milano per la Finlandia, ero finalmente uno studente erasmus anche io: era un blog su blogspot che non so più se esista o meno, non riesco più a trovarlo. La foto in apertura è scattata proprio dalla campagna attorno alla casa in cui alloggiavo per un periodo in Lapponia. Scrissi qualcosa come una ventina di post su quello che vedevo nel paese nordico e considerate che ogni cosa che vedevo per me era nuova: la neve, le foreste, le bionde, … Ritornato a Milano, ci presi la mano e lanciai un blog sul vino o, più figo, wine blog dal nome vino24. Nelle intenzioni mie e di mio fratello, doveva diventare qualcosa come un canale di informazione nella nicchia enogastronomica italiana. In quel periodo scrissi tantissimo, per lo più ero un manipolatore di contenuti online, se così posso dire: prendevo notizie su internet, le impacchettavo, le indicizzavo e ne venivano fuori due o tre post al giorno. Il blog era abbastanza seguito e divenne uno dei più letti in Italia nel settore enogastronomico. Fu una palestra di costanza e di scrittura che terminò dopo qualche anno perché non era sostenibile economicamente mantenere da solo un buon livello di contenuti. Quando lo chiusi, il database conteneva circa 1000 post scritti ma buttai tutto nel cestino della spazzatura digitale! Nel frattempo, lavoravo come blogger di viaggi per Blogo, uno dei network di content online più importanti in Italia, e per Donna Moderna dove collaboravo alla creazione del canale enogastronomico. Per questi due siti avrò scritto circa altri 70 post.
I vostri commenti